L'Antica Strada della Valgerola

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L'ANTICA STRADA DELLA VALGEROLA

Da Morbegno a Sacco

La vecchia strada che da Morbegno porta a Gerola comincia all'imbocco della strada provinciale della Valgerola, da cui subito si distacca risalendo sulla sinistra.

La stradina, inizialmente ha un fondo in asfalto, poi diventa una bella mulattiera che, superate alcune baite diroccate conduce alla selva Maloberti, dove si gode un'ottima vista su Morbegno.
Poi, oltrepassata una fontana, raggiungiamo l'ampio terrazzo di prati e selve di castagni della località Campione che, alla bellezza ed amenità dello scenario naturale, unisce un motivo di interesse storico: qui nacque, infatti, nel 1417 la celebre figura di Bona Lombarda, eroina della storia del quattrocento italiano. Si trattava di una contadina di cui si innamorò il capitano Pietro Brunoro, che militava nell'esercito del Ducato di Milano (allora signoria dei Visconti), guidato dal capitano di ventura Niccolò Piccinino e dal valtellinese Stefano Quadrio, esercito che aveva appena sconfitto quello veneziano nella battaglia di Delebio (1432). I due si sposarono nella chiesa di Sacco e la moglie seguì poi il capitano, di origine parmense, nelle sue peregrinazioni legate alla compagnia di ventura per la quale militava. Fin qui niente di strano: ciò che, però, rese quasi leggendaria la figura della donna fu la pratica delle armi, nella quale, affiancando il marito, si distinse per coraggio e valore, tanto da farne un'eroina molto amata. Proseguendo si intercetta, poco oltre le belle baite di Campione, la strada provinciale, che però lasciamo subito, staccandocene sulla destra, per seguire una pista che porta a Sacco (m. 700), il primo paese che si incontra entrando nella valle.
La pista ci porta proprio alla chiesa parrocchiale di san Lorenzo, dall'elegante facciata barocca, nella piazza centrale del paese.

Da Sacco a Rasura

Dal paese scendiamo di nuovo alla strada statale, imboccando una stradina asfaltata che, dopo un gruppo di case, termina nei pressi di una fontana, diventando una pista che porta al vecchio Mulino del Dosso, ora ristrutturato come museo etnografico da Serafino Vaninetti. Il mulino è posto in prossimità della cascata della Füla, che possiamo osservare dal ponticello sul torrente della valle denominata "Il fiume".
Proseguendo sulla pista, raggiungiamo la parte bassa di Rasura (m. 762). La pista passa proprio sotto la bella chiesa parrocchiale di san Giacomo
Questa strada risale al 1629, quando la peste colpisce la comunità di Rasura. Come succedeva in que­sti casi, gli abitanti vengono confinati, cioè si proibisce loro di andare in giro e viene creato un lazzaretto nella località della Foppa, che si trova un po' lontana dal centro abitato. Il guaio è che, proprio da quella località, passava la strada di valle, che allora correva più in alto dell'attuale. Dalla sommità di Rasura si recava dove c'è la chiesetta di S. Rocco, poi tagliava il costone roccioso con numerosi gradini scavati nella roccia (ancora oggi visibili), attraversava il torrente della Valmala non lontano dal pon­te attuale e risaliva fino ai prati della Fràcia. In questa occasione, gli abitanti di Gerola e di Pedesina, per evitare ogni pericolo di conta­gio, decidono di intervenire in maniera dra­stica, cambiando addirittura il percorso della strada con quello qui descritto.

Da Rasura a Pedesina

Da Rasura continuiamo il cammino, su una pista sterrata e ci imbattiamo nel bellissimo ponte che permette di scavalcare il solco della parte inferiore della Valmala, la cui denominazione si connette con l'aspetto selvaggio e dirupato che assume proprio in questa parte. In seguito alla peste del 1629, quando le condizioni sociali ed economiche erano migliorate, la devozio­ne della gente ha provveduto a costruire sul versante destro della valle anche la bel­la cappelletta, che contribuisce non poco a rendere suggestivo e di particolare interesse il paesaggio. Queste cappellette, collocate nei punti strategici delle vie, come qui, ma anche sul costone delle Rive, appena passata la Val de Pai (ora completamente scomparsa) oppure a Sacco, a Campione, in Calneggia... oltre a manifestare la profonda religiosità, costituivano anche dei luoghi di sosta e di rifugio.
Proseguendo dal "Gisöl del Pich", intercettiamo la strada sterrata che scende alla centrale Enel nel cuore della valle; noi la tagliamo, imboccando il sentiero che se ne stacca subito, sulla destra, salendo con qualche tornante fino ad un nuovo gruppo di case, oltre le quali termina. Dobbiamo quindi imboccare un sentierino sulla destra, che, in breve, ci riporta alla strada statale che precede le prime case di Pedesina (m. 992). La chiesa parrocchiale di S. Croce di S. Antonio, questa volta, è posta più in alto sopra la strada.

Da Pedesina a Gerola

Percorrendo per un breve tratto la strada statale, troviamo, all'uscita dal paese, la partenza di una nuova sezione della Via del Bitto.
Già nel primo tratto lo scenario che ci ha finora accompagnato (uno scenario, cioè, aperto, panoramico, ameno) cambia bruscamente: entriamo nel cuore ombroso di un folto bosco di castagni e scendiamo con ripidi tornanti verso il cuore segreto della valle, perdendo 100 metri di quota, prima di raggiungere il bel ponte in legno che supera la selvaggia val di Pai. Anche nelle giornate più luminose qui saremo circondati dall'umida ombra di questa forra che incute timore, se non vera e propria paura. Sul lato opposto, dobbiamo superare un fianco roccioso, sfruttando la bella scalinatura e le corde fisse che ci sono veramente d'aiuto.
Poi il sentiero corre all'ombra di un bellissimo bosco di conifere, fino a raggiungere la frazione Valle di Gerola (m. 998): qui la valle comincia ad assumere la conformazione ad "U" caratteristica dei solchi generati dall'escavazione glaciale, ed il torrente Bitto non scorre più rinserrato fra rocce dirupate, ma si mostra al centro del pianoro che ospita il centro principale della valle stessa, cioè Gerola Alta (m. 1050), che raggiungiamo facilmente da Valle.

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