Rasura
RASURA
Un piccolo comune con una grande storia. Nel medioevo esso viene citato per la prima volta nel 1244: rientrava nella squadra di Morbegno del Terziereinferiore della Valtellina, e, dal punto di vista religioso, apparteneva alla pieve di Olonio. La chiesa di S. Giacomo divenne, nel secolo successivo vicecura (1368) e parrocchia autonoma (1376).
Nel 1512 iniziarono i quasi tre secoli di dominio delle Tre Leghe Grigie sulla Valtellina.
A quei tempi, dunque, Mellarolo apparteneva a Rasura; poi passò sotto l'amministrazione di Cosio Valtellino. Pochi decenni dopo le vicissitudini della guerra dei Trent'anni e della peste del 1629-31 colpirono anche Rasura. Risale proprio a quel biennio un episodio che ci aiuta a comprendere il clima di profonda paura che si impadronì della popolazione. Come succede in questi casi, il paese viene chiuso, gli abitanti vengono confinati, viene cioè proibito loro di circolare e di avere contatti con gli abitanti di altri paesi e viene istituito un lazzaretto nella località Foppa, un po' fuori delle abitazioni. Siccome poi l'antica via di valle attraversava l'abitato, gli abitanti dei paesi superiori e cioè Pedesina e Rasura, per evitare i pericoli di contagio, decidono di cambiare percorso e realizzano la strada del Pich, che passa più a valle della precedente e taglia fuori tutte le abitazioni.
Terribile esperienza per gli abitanti di Rasura, che proprio in quegli anni, fra il 1629 ed il 1631, si aggrapparono al santo protettore degli appestati, quel san Rocco al quale costruirono una chiesetta ancora oggi in buone condizioni. Dai registri anagrafici redatti in quegli anni dal curato don Bartolomeo Maxenti risultavano in Rasura, nel 1633, 245 abitanti: ad occhio e croce la peste si era portata via quasi il 30% della popolazione. Molti, in punto di morte, o come segno di riconoscenza per lo scampato pericolo, donarono, in quegli anni, beni alla chiesa, e ciò consentì di finanziare il rifacimento della chiesa di S. Giacomo, a partire dal 1633: la consacrazione avvenne nel 1640. Possiamo ancora vedere, su una delle sue pareti, una meridiana, che, come accade sempre con questi strumenti che misurano l'inesorabile scorrere del tempo, propone un monito sulla fragilità della condizione umana, con una citazione evangelica: "nescitis diem neque horam", cioè "non sapete il giorno né l'ora" nei quali la vostra vita vi sarà chiesta. Il colpo più duro alla popolazione fu, però, inferto dalla recidiva epidemica del biennio 1635-36, legata alla presenza in Valtellina delle truppe del Duca di Rohan.
Il Settecento fu un secolo di decisa ripresa, ma a tenere basso il numero degli abitanti contribuì il flusso migratorio (già iniziato, peraltro, nel secolo XIV), tanto che alla fatidica data del 1797 la sua popolazione era ridotta a 200 abitanti.
Dalla repubblica si passò al regno d'Italia, nel 1805, e il comune di Rasura venne ad appartenere al cantone V di Morbegno, come comune di III classe con 290 abitanti.
A seguito dell'approvazione del compartimento (decreto 31 marzo 1809), fu eseguita la concentrazione dei comuni, nel 1815 Rasura figurava (con 211 abitanti) comune aggregato al comune principale di Cosio. Contro questa aggregazione si levò la protesta ufficiale dei rappresentanti di Rasura, che ottenne il ripristino dell'autonomia comunale.
Nonostante epidemie e difficoltà (da segnalare, per esempio, un'epidemia di colera del 1836 ed una di vaiolo nel 1845), la prima metà dell'Ottocento fece segnare un costante incremento della popolazione. Alla proclamazione del regno d'Italia, nel 1861, Rasura vivevano 298 abitanti.
Nell'Ottocento l'economia del paese era centrata sulla tradizionale produzione del formaggio Bitto, assai conosciuto ed apprezzato nei territori del comasco ed anche del milanese, e sull'attività di una segheria che era stata costruita nel centro del paese. La seconda metà del secolo ed i primi decenni del novecento furono, però, caratterizzati da un forte flusso migratorio verso le Americhe. Nel 1913 vi fu una piccola rivoluzione nella vita del paese, che fu per la prima volta allacciato ad una rete di distribuzione dell'energia elettrica. Entrò, infatti, in funzione il località Dosso di Rasura una centralina elettrica che sfruttava le acque del Rio Fiume, fornendo energia elettrica ai paesi di Rasura, Bema, Mellarolo e Sacco.
Agli inizi del XX secolo, però, iniziò un movimento emigratorio che interessò diverse famiglie, soprattutto nel periodo fra le due guerre, che segnò una flessione demografica: dai 404 abitanti del 1921 si passò ai 342 del 1931 ed ai 344 del 1936. Il nuovo secolo portò anche la costruzione della nuova carrozzabile, fra il 1910 ed il 1920, che unì Morbegno a Rasura. Venne anche la Grande Guerra, ma, è interessante osservarlo, fece decisamente meno vittime fra gli abitanti di Rasura (4, per la precisione) di quante non ne avrebbe fatte, nell'immediato primo dopoguerra (fine del 1918), la terribile epidemia di influenza detta "spagnola", che si portò via 24 abitanti.
Nel secondo dopoguerra si toccò il massimo storico nel numero di abitanti, 448 nel 1951; seguì, però, una graduale discesa, che portò gli abitanti a 425 nel 1961, 361 nel 1971, 363 nel 1981, 329 nel 1991, 306 nel 2001 e 301 nel 2005. Dagli anni Sessanta del secolo scorso si è, dunque, assistito ad un progressivo spopolamento, che ha interessato tutti i comuni della Val Gerola, per un flusso migratorio che aveva come meta soprattutto il fondovalle. Rasura, però, a partire dagli anni Settanta ha resistito allo spopolamento, anche perché molti dei suoi abitanti hanno scelto la soluzione del pendolarismo, pur di non lasciare la terra alla quale erano legati, il che evidenzia la volontà della comunità di mantenere viva la propria identità, anche con il supporto della vivace attività di animazione estiva della Pro Loco.